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Lui & Lei

Laura e una pazzia – parte 1


di Giorgio_2013
14.03.2016    |    8.180    |    0 9.4
"Ho tanta voglia e mi fanno perfino male le palle..."
La mia amica Laura la conoscevo da tempo (una decina d’anni) e da tempo ci frequentavamo. Avevamo raggiunto una sintonia complice completa dai tempi della compagnia. Mi era sempre piaciuta come ragazza e in qualche modo avevo sempre avuto l’impressione di piacerle a mia volta. Continuammo la nostra amicizia anche dopo che si era sposata. Il marito era sempre in giro per il mondo per lavoro e portava a casa un mucchio di soldi.
Laura è alta poco meno di me ed ha un fisico normale, carnagione chiara, un seno proporzionato ma sodo, culo tondo e tonico. Capelli castano chiari e lunghi fino alle spalle. Occhi da gatta morta, che vuole sempre saperne una più degli altri.
L’occasione fa l’uomo ladro e l’occasione venne un giorno di giugno in cui Laura mi chiese di aiutarla con delle faccende a casa sua mentre era sola.
Era pomeriggio tardi e non avevo mai tirato fiato dall’aiutarla a spostare le cose per cui mi aveva chiesto aiuto, quando mi venne voglia di un bicchiere d’acqua. Andai verso la cucina.
Attraversando il corridoio passai accanto a Laura che, inginocchiata su uno sgabello, stava frugando all'interno di una grossa cassapanca cercando chissà cosa. Era tutto il pomeriggio che a fasi alterne mi veniva duro guardandola e a vederla così, con la testa e le braccia infilate nel baule e il suo bel culo rivolto verso l'alto, che non potei trattenermi dal darle una palpata.
- Giorgio!
- Che c'è Laura?
- Come, che c'è? Mi hai appena palpato il culo! Non si fa - lei, però, non aveva minimamente cambiato posizione, continuando a tenere il culo sempre ben proteso verso l'alto, a portata delle mie mani, ridendosela allegramente.
- Il fatto è che hai un culo così bello che mi è venuta voglia di toccartelo.
- Cosa dici, scemo!
- E che male c'è se ti do una toccata - e, così dicendo, mi piazzai dietro di lei e appoggiai nuovamente le mani sulle sue belle chiappe sode.
- Cosa c'è, Giorgio, perché fai così? Forse ti ho stressato troppo con ‘sto lavoro? ‘Sta sera dovresti distrarti un pò. Ce l'hai una ragazza con cui sfogarti?
- No, Laura, non ce l'ho una ragazza con cui distrarmi e sfogarmi...
E mentre parlavamo avevo preso ad accarezzarle le chiappe e, sotto la leggera stoffa del vestitino che indossava, potevo sentire la morbidezza e voluttuosità delle sue carni.
- Non dovrei permetterti di fare così… sono sposata, lo sai…
- Lo so, Laura... - però non si spostava e non mi mandava via.
Allora, senza neppure sapere io cosa stessi facendo, le sollevai il vestito sulla schiena. Aspettai qualche secondo in attesa di una sua reazione, che non venne; allora appoggiai le mani sulla carne oramai nuda. Indossava mutandine che ben fasciavano le sue forme. La sua pelle era morbida, liscia e calda.
Quando le abbassai le mutandine fino a metà coscia e le misi a nudo il culo, tentò una timida reazione.
- Giorgio, cosa stai facendo! Ti sei impazzito? Tiramele su, da bravo.
- Lasciati guardare, Laura, è da sempre che desidero ammirare il tuo culo. Tu non hai idea di quante seghe mi sono sparato pensando a te, al tuo culo, ai tuoi fianchi, alle tue pere. Posso darti anche qualche bacetto?
- Dove, scusa? – disse sorpresa
- Sul culo, naturalmente.
- Tu sei pazzo. Se vuoi guardare e toccare, puoi farlo, ma nient'altro.
- Dai Laura, fatti dare qualche bacetto. Ho tanta voglia e mi fanno perfino male le palle.
- Oh Giorgio, se è così te lo permetto... Solo qualche bacetto però: me lo prometti? – replico con un timbro di voce da gatta, come mi ricordavo dalle sere trascorse in compagnia.
- Si, Laura, te lo prometto. E mentre ti do i bacetti sul culo, posso tirarmi una sega? Ho bisogno di scaricarmi…
- Ahahahahah… ma certo, Giorgio, puoi tirati tutte le seghe che vuoi se ti fa sentire meglio. Anzi, sai cosa facciamo? Adesso mi dai bacetti sul culo e poi, se vuoi, la sega te la tiro io.
- Uhmmmm… oh, sì, mi piacerebbe tanto!
Così, dopo essermi sistemato in ginocchio dietro di lei, avvicinai la bocca alle sue belle chiappe e cominciai a coprirgliele di baci. Inutile dire che non ero mai stato così arrapato in vita mia e che ben presto dai baci passai alle leccate.
Quando tutto il suo culo fu coperto dalla mia saliva non potei fare a meno di divaricarle le gambe per poter ammirare anche il suo buchetto.
Era piccolo, rosato, perfetto, senza ombra di peluria. Le sfilai del tutto le mutandine e le dissi di divaricare meglio le gambe. Laura ubbidì prontamente, protendendo ulteriormente il culo verso l'alto in modo da offrirmelo meglio
- Cosa vuoi farmi, maialino? - la sua voce, leggermente roca, mi fece impazzire di desiderio.
Invece di risponderle infilai il viso tra le sue chiappe divaricate e mi diedi a leccare come un forsennato. Dopo avere leccato il solco e la parte interna delle chiappa, appoggiai la punta della lingua al buchetto.
- Avevi promesso che mi avresti dato solo qualche bacetto- protestò debolmente lei.
Per tutta risposta le lappai a lungo il buco del culo che, a poco a poco, prese a dischiudersi come un fiorellino aiutato anche dalle spinte ritmate di Laura.
- Lo sai che sei proprio un bel porcello a leccarmi così il buchetto del culo? Sei bravo, però, mi stai facendo godere.
Senza interrompere le laccate mi slacciai i pantaloni e abbassai le mutande, liberando la mazza dura da scoppiare. Lei se ne accorse.
- Cosa stai facendo? L'hai tirato fuori? Non vorrai mica mettermelo nel culo?
Coi calzoni e le mutande calati alle caviglie mi rialzai in piedi e le montai sopra. A quel punto Laura cercò di rialzarsi dallo sgabello ma io la tenni bloccata puntandole le mani sulla schiena.
- Giorgio, non fare il cretino. Non ci provare o lo dico a mio marito.
Tenendola sempre bloccata mi feci più sotto e puntai la cappella contro la sua apertura posteriore.
- Non farlo, Giorgio, ti prego. Non puoi incularmi. Non puoi!!
Cercava di divincolarsi ma io ero molto più forte e la tenevo ben ferma. Incurante delle sue urla le montai in groppa, piazzai ben bene la cappella e cominciai a spingere.
Entrai senza difficoltà fino ai coglioni e cominciai a pomparla come un forsennato. Per affondare meglio nei suoi sfinteri caldi e morbidi, che mi avviluppavano il cazzo come un guanto di seta, salii in piedi sullo sgabello e mi sdraiai sulla sua schiena.
Ora la stavo inculando davvero bene e a poco a poco lei smise di protestare; anzi, mi agevolò nei movimenti disponendosi nella posizione migliore per permettermi di affondare il meglio possibile nel suo culo.
Ero in astinenza da troppo tempo e durai poco. Riuscii a trattenermi per due o tre volte ma quando capii che non ce la facevo più glielo annunciai.
- Laura, sto per sborrare.
- Sborra, bastardo, sborra. A questo punto cerca di farti una bella goduta e svuotati più che puoi.
Schizzi violenti e spessi di crema calda e vischiosa le entrarono nel culo…
- Mioddio, che sborrata! - esclamò infine. - Che sborrata! - ripetè per due o tre volte di seguito - non avevo mai provato niente di simile! Chi andava a immaginare che avessi una tale potenza di cazzo! Buttavi come un cavallo. Mi hai annaffiata! Accidenti se mi hai annaffiata! Al punto in cui siamo arrivati – concluse Laura - non ti scandalizzerai di certo se adesso mi tiro un ditalino... Mi hai fatto eccitare parecchio, Giorgio, e se non mi faccio subito una bella goduta mi sento male.
Detto, fatto; si infila le mani sotto il vestito e inizia a sditalinarsi furiosamente la passera.
- Solleva il vestito e fammi guardare - le dissi - mi scappa di tirarmi ancora una sega.
- Ancora? – fece Laura - non ci posso credere...
Comunque si siede a gambe larghe sullo sgabellino, si solleva il vestito e mi fa vedere come se la sgrilletta.
Ha un bel figone contornato di poca peluria nera che lascia scoperte le labbra rosse, gonfie e umide. Il grilletto è bello sporgente e il suo dito corre veloce a titillarlo. Ansima come una cagna e mi dice un sacco di sconcezze.
- Ti è piaciuto mettermelo in culo, eh?!
- Eccome...
- E fai sempre delle sborrate come quella che mi hai sparato addosso?
- Così no, però sborro sempre un casino.
- Ahhh … ahhhhhh, sto godendo, come sto godendo! Guardami, guardami come godo.
Laura aveva la figa fradicia e la sua mano faceva rumore mentre se la sbatteva per venire. Io ce l'avevo di nuovo duro e cominciai a segarmi davanti al suo viso.
- Mi vuoi sborrare in faccia? - mi chiese mentre godeva per la seconda volta - Però, ti faccio godere io, con le mie mani.
- No, mi fai godere col tuo culo.
- Va bene, come vuoi…
La feci rialzare dallo sgabello e la trascinai nella sua camera.
Senza tanti complimenti mi feci ciucciare la cappella fin quasi a venire per il troppo godimento. Poi la feci inginocchiare sul letto e le montai in groppa, la inculai di brutto.
In piedi sul letto m'infiali dentro di lei fino ai coglioni e iniziai a pomparla. Nella foga e nel tentativo di montarla meglio mi alzai quasi in piedi cercando d'infilarle in culo anche le palle. Aggrappato a lei sentivo la goduta risalire dai lombi, traversarmi i coglioni e fluire dentro di me.
Le stavo facendo male e si lamentava, ma la cosa mi arrapava ancor di più. Sborrai finalmente nei suoi sfinteri scaricandole in corpo una quantità impressionante di sperma, mentre lei si tirava il terzo ditale della giornata.
- Sei proprio un bastardo - mi disse mentre ritiravo il cazzo ancora gocciolante dal suo culo. - Però mi hai fatto godere.
Adesso ero in piedi sopra di lei. Mi spostai e mi sedetti sul letto, mentre lei si muoveva per alzarsi.
La vidi correre al bagno e la seguii mentre, seduta sulla tazza, si svuotava gli sfinteri.
- Sei peggio di un clistere - mi urlò mentre si scaricava rumorosamente.
Non so che mi prese, ma a vederla così, seduta sul cesso con quel vestito sporco della mia sborra, mi venne voglia di farmela di nuovo.
- Laura, io me ne farei un'altra.
- Mioddio, ma sei davvero insaziabile! Aspetta almeno che mi faccia un bidet.
- D'accordo, però sbrigati. Ti aspetto in camera!
Invece del bidet, Laura fece la doccia, perché arrivò tutta profumata con indosso una camicia da notte lunga, che le donavano un casino.
- Ti piaccio così? - mi disse mettendosi in mostra
Aveva ragione. Guardandola con quella camicia da notte fremevo di desiderio. Capii che mi avrebbe fatto godere lei.
Per prima cosa mi fece stendere sul letto, poi mi spogliò completamente e mi leccò tutto, dalla testa ai piedi. Mi leccò il cazzo, la cappella e le palle. Poi fu il mio turno di leccarla tutta, senza spogliarla però, semplicemente sollevandole la camicia da notte e infilandoci la testa sotto. Mi feci una bella leccata di figa, di culo e di tette.
La misi a pecorina, le sollevai la camicia da notte sulla schiena e, ingroppato sopra di lei, passai il quarto d'ora più bello della mia vita passando in continuazione col cazzo dalla passera al culo, infilandomi e sfilandomi a ripetizione.
- Quando stai per sborrare - mi avvertì - sfilati dalla figa. Può essere pericoloso. Non vorrei certo rimanere incinta con mio marito lontano da casa…
- Non ti preoccupare - le risposi - voglio sborrarti in faccia e sulle pere.
Quando mi sfilai e la feci voltare, ero esausto. Lei sfilò le tette dalla camicia da notte perché potessi inondargliele e s'imboccò la cappella per darmi il colpo di grazia. Gliela feci in faccia e sulle tette, come promesso, ma non fu come le sborrate precedenti.
Versai meno roba e invece di schizzare il mio cazzo colava come un rubinetto mal chiuso.
Laura ne fu comunque soddisfatta, perché quando mi accasciai sfinito sul letto la vidi che raccoglieva la mia sborra con le dita e se la mangiava mentre si tirava il suo quarto ditalino.
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